Lo studente fuori sede: sfide, pro e contro

Chi è lo studente fuori sede?

Fanno Parte di questa categoria tutti gli studenti universitari che non risiedono nella città dove studiano. La definizione dice anche che per essere riconosciuti come studente fuori sede “vero e proprio” occorre risiedere ad almeno 50 km dall’Università che si frequenta.

Essere un fuori sede significa affrontare un grande cambiamento che coinvolge tantissimi aspetti della propria vita, a partire dall’aspetto psicologico-emotivo, per proseguire con il cambio di città, con il fatto di vivere in una nuova casa, da soli o con coinquilini che la maggior parte delle volte sono sconosciuti. Tutto ciò richiede grande motivazione, spirito di sacrificio e responsabilità, altrimenti nessuno sarebbe disposto a fare un cambio del genere, o per lo meno, anche nel caso in cui si decidesse di provare per un determinato periodo di tempo, è molto probabile che se non c’è il giusto approccio e la giusta motivazione, si tenda a ritornare a casa propria, nella propria città, dove tutto è “più semplice”.

Al giorno d’oggi, anche se allontanarsi dalla città natale e da tutti i propri cari e amici è una scelta difficile, sempre più sono gli studenti che decidono di trasferirsi. Attualmente in Italia ci sono circa 600 mila studenti fuori sede, e circa 40 mila studenti che ogni anno scelgono di iniziare il loro percorso universitario direttamente all’estero, facendo un “salto” ancora più grande e complesso.

Pro e contro

Partendo dal presupposto che uno studente fuori sede debba essere sufficientemente responsabile per poter vivere da solo, sappiamo che ci sono diversi aspetti positivi e altrettanti aspetti negativi.

Partiamo analizzando i pro: la tipica frase che uno studente dice nel momento in cui va a vivere da solo è “è bellissimo, posso fare quello che voglio”. Si ha autonomia e indipendenza totale da tutto e tutti, si può scegliere come organizzare gli impegni della giornata senza dover preoccuparsi di incastrarli anche con quelli degli altri membri della famiglia, si sceglie cosa e quando mangiare, quando studiare, quando uscire e quando fare sport, insomma si può fare realmente “quello che si vuole”.

Si conoscono persone e ambienti nuovi, si stringono nuove amicizie, si fanno nuove esperienze e si impara a convivere con uno o più coinquilini, magari anche di sesso opposto, o con interessi e necessità del tutto diverse; quindi, si impara concretamente l’arte del “sapersi organizzare”.

Una volta elencati i vantaggi principali, analizziamo gli svantaggi: si ha piena libertà e autonomia, ma deve essere un’autonomia sostenibile, cioè nel momento in cui non c’è più la collaborazione che si ha all’interno di una famiglia per quanto riguarda le varie mansioni da svolgere in casa, tutto ricade sulle proprie spalle e su quelle degli inquilini. Motivo per cui se prima magari era la mamma che cucinava il pranzo e la cena per tutti, ci si deve abituare a fare da soli, così come per la biancheria e per le pulizie.

Nel caso in cui si conviva con altre persone, un ottimo “trucco” è dividersi le mansioni: ci sarà colui che si occupa di cucinare e di lavare i piatti, ci sarà anche chi si occupa del lavaggio, asciugatura e stesura dei vestiti, e chi invece si occuperà delle pulizie della casa.

Se si vuole vivere bene anche da soli, l’organizzazione è tutto, se viene meno, tutto sarà in salita e le difficoltà saranno sempre dietro l’angolo.

Come affrontare al meglio i momenti di difficoltà

Capita spesso, che studenti fuori sede siano troppo sottopressione, in difficoltà, e che attraversino in generale periodi pieni di controversie, arrivando a pensare persino che “tutto va storto”.

In queste situazioni, la cosa migliore da fare è fermarsi.

Fermarsi nel senso di lasciare tutto così com’è, mettere in stand by la propria vita e porsi una prima e semplice domanda: “quello che sto facendo è ciò che realmente voglio fare, o che perlomeno contribuisce alla realizzazione di ciò che vorrò fare in futuro?”. Rispondendo a questa domanda sapremo sin da subito se ciò che facciamo e che abbiamo fatto fino a quel momento ne è valsa la pena; se la risposta è negativa non c’è cosa più semplice che abbandonare il percorso lasciandosi tutto alle spalle, se la risposta è invece positiva, il da farsi è più complesso…

…bisogna appoggiarsi ai cosiddetti “punti fermi” della propria vita, che potrebbero essere i genitori, i nonni, amici, in generale delle persone di cui ci fidiamo, e lasciarsi consigliare. Nel momento di difficoltà in cui tutto sembra andare storto, non c’è cosa migliore che ascoltare il parere di persone a noi care, che vedono la situazione dall’esterno e riescono più facilmente ad essere del tutto razionali e cinici.

Una volta ascoltato il parere di tutti, l’importante è scegliere da soli cosa fare sulla base di ciò che abbiamo ascoltato, e non quindi fare semplicemente ciò che ci hanno suggerito.

Bisogna mutuare quindi un proprio punto di vista e una propria decisione, così da poter ritrovare la serenità interiore, e tutto piano piano sembrerà risolversi “da solo”.

Se prima sembrava ci fosse una salita, arrivati a questo punto sarà sicuramente tutto in discesa.

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