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LA PARITÀ SALARIALE È ANCORA LONTANA

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Al ritmo attuale, ci vorranno più di 250 anni perché donne e uomini ricevano la stessa retribuzione: la maggior parte dei paesi del mondo non ha ancora raggiunto la parità. Eppure 25 anni fa, alla Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne a Pechino, i Paesi partecipanti si impegnarono a garantire “pari retribuzione per uguale lavoro”. Secondo un rapporto del World Economic Forum pubblicato nel 2019, al ritmo attuale la parità di retribuzione tra donne e uomini non sarà raggiunta fino al 2277.

Qualche dato statistico:

A livello globale, una donna guadagna 77 centesimi per ogni dollaro che guadagna un uomo. Nell’Unione Europea una donna riceve 84 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo.

Divari significativi nel settore privato

In Francia, secondo i dati INSEE, le donne impiegate nel settore privato guadagnano in media il 16,8% in meno rispetto agli uomini a parità di volume di lavoro. A questo divario salariale si aggiungono le disuguaglianze nel volume di lavoro, con le donne che lavorano più spesso a tempo parziale. Questi divari salariali tra i sessi sono diminuiti in Francia di un quarto negli ultimi vent’anni. Anche i divari del carico di lavoro si stanno riducendo, ma meno rapidamente.

In Belgio nel 2018, secondo Statbel, l’ufficio statistico belga, le donne guadagnavano in media una retribuzione oraria del 6% inferiore a quella degli uomini, cifra in diminuzione dal 2010. In Lussemburgo questa percentuale scende al 4,6%. Tuttavia, se si tiene conto delle retribuzioni annue e della disuguale distribuzione dell’orario di lavoro tra donne e uomini, il divario raggiunge il 23,7% secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto per la parità tra donne e uomini.

Situazione in Unione Europea

In Italia la situazione è migliore di quanto si pensi, assieme a Lussemburgo e Romania: la differenza salariale è al di sotto del 5%. La situazione cambia invece per uno degli stati più importanti dell’unione europea: in Germania questa differenza può arrivare fino al 19% (Fonte Eurostat). A questo dato si uniscono anche Austria, Lituania ed Estonia. Un Gender-Pay-Gap meno marcato non significa però che le differenze nel mercato del lavoro tra uomo e donna siano a loro volta meno marcate. Per approfondire l’argomento riguardo le metodologie per calcolare le disuguaglianze ci sono appositi documenti (Fonte Eurostat).

Le leggi, a livello mondiale, sono migliorate

Nel suo rapporto Women, Business and The Law 2021, la Banca Mondiale ha rilevato nel 2019/20 che le leggi che incidono sulla retribuzione delle donne hanno visto il maggior numero di riforme. Ad esempio, Bahrain, Montenegro, Arabia Saudita e Vietnam hanno eliminato le restrizioni alle donne che svolgono mansioni precedentemente ritenute per esse pericolose. In occasione della Giornata internazionale della parità retributiva, António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, ha ricordato che “la parità di retribuzione è essenziale, non solo per le donne, ma anche per creare un mondo di dignità e giustizia per tutti”.

Ma c’è ancora molto lavoro da fare

La Banca Mondiale ha rivelato che la parità di retribuzione per lo stesso medesimo lavoro è richiesta solo in meno della metà delle economie mondiali (90 economie). E in 88 economie, le leggi limitano i posti di lavoro e gli orari di lavoro delle donne, colpendo 1,6 miliardi di appartenenti a tale categoria.

Fonte: World Economic Forum

Il covid-19 ha rimandato il raggiungimento della parità salariale

Come disse la scrittrice francese Simone de Beauvoir “non bisogna dimenticare che basta una crisi politica, economica o religiosa per mettere in discussione i diritti delle donne”.
Queste parole furono scritte nel 1949 e riflettono perfettamente quello che accaduto in Francia e in generale in Occidente. In Francia, i divari di parità retributiva sono aumentati nel 2020, dopo anni consecutivi di calo: le donne continuano a guadagnare in media il 26% in meno rispetto agli uomini. È tra i dirigenti che queste disparità di trattamento sono più forti. Più si sale in alto nella gerarchia, più il divario si allarga.
Nell’incontro annuale di studio del Forum economico di Davos viene fissata come data di raggiungimento della parità di genere globale il 2157 verrà raggiunta la parità di genere globale: la pandemia ha spostato in avanti questa previsione di 36 anni, e le future crisi non saranno certo d’aiuto.

Quali sono le soluzioni?

Ciò che serve è una vera e propria strategia delle donne, con politiche specifiche per rimediare alla disuguaglianza innescata dal Covid, altrimenti corriamo il rischio reale di tornare agli anni ’70 per quanto riguarda il potere economico delle donne”.
La paura delle donne inglesi è che si possa tornare indietro di anni, e che le donne (dato lo stipendio in media più basso) decidano di dedicarsi alla famiglia, nei casi ove gli stipendi dei mariti siano più alti e ben retribuiti.
Una madre, il cui partner non poteva lavorare da casa, ha affermato di essere stata pienamente responsabile dell’istruzione dei figli a domicilio, nonostante anche lei lavorasse. “Non mi sono mai sentita così assolutamente infastidita dall’essere una donna“, ha detto. Un’altra ha detto di essere stata una madre, un’impiegata e un’insegnante a tempo pieno, scrivendo: “Sono distrutta e non riesco a fare del mio meglio in nessuno dei tre lavori a tempo pieno che ora sembro svolgere” (Fonte: The Guardian).

In conclusione

In un mondo in crisi dove la crescita è rallentata da conflitti, pandemie, crisi alimentari ed economiche, è necessario avere sempre in mente che vale la pena lottare per la parità retributiva, in maniera coscienziosa e basandosi su evidenze scientifiche e dati.
Il Mondo non è in bianco e nero, esistono molte sfumature: fare la guerra dividendosi in schieramenti, invece di dialogare in maniera rispettosa, porterà solo svantaggi. I social hanno ulteriormente diviso le persone in schieramenti, chiudendo le opinioni personali in echo-chambers, portando a una scorretta interpretazione di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. La parità retributiva è un processo che deve partire da tutti.

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Luis Alberto Di Campo

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