Ti capita mai di soffermarti a ragionare sul significato delle parole che utilizziamo tutti i giorni?
A me si e, non di rado, tali ragionamenti si evolvono in qualcosa di decisamente più strutturato.
L’argomento che intendo trattare con questo articolo è la fatica, o meglio, la percezione di essa.
Cos’è la fatica?
Iniziamo ponendoci una semplice domanda: cos’è la fatica?
La definizione che il dizionario Treccani da di fatica è: sforzo materiale che si fa per compiere un lavoro o svolgere una qualsiasi attività, e di cui si sente il peso e poi la stanchezza.
A questa definizione manca però un fattore importante, ovvero la relatività associata alla fatica.
Prendiamo in considerazione una delle cause di fatica più intuitive: l’allenamento fisico. Ogni persona percepisce l’affaticamento in modo diverso a seconda della propria prestanza fisica, e ciò implica che un semplice allenamento di un’ora per alcuni può essere considerato sfiancante e leggero da altri.
Lo stesso concetto è naturalmente applicabile a tutte le possibili cause di affaticamento, ad esempio il lavoro, fisico e mentale.
Comparazione delle attività faticose:
Nonostante la percezione della fatica sia differente per ogni individuo, è possibile individuare attività che l’intera collettività identifica generalmente come causa di affaticamento:
Lavorare otto ore al giorno come barista è generalmente considerato più leggero di un turno di otto ore in fabbrica e più pesante di 8 ore in ufficio.
La comparazione tra differenti attività è perfettamente logica, ma se confrontassimo le stesse attività con la loro controparte in epoche le cose cambiano.
E’ infatti ragionevole pensare che un operaio del XIX secolo avrebbe reputato un turno odierno tutt’altro che faticoso.
Soglia della fatica:
Verrebbe naturale pensare che in differenti epoche le persone faticassero più di ora, e non è del tutto falso, tuttavia ciò che mi interessa analizzare è la percezione.
Per l’operaio sopracitato il livello di affaticamento al quale era sottoposto risultava perfettamente normale, il che implica una soglia di affaticamento più alta.
Nel corso dei secoli l’evoluzione tecnologica, attraverso l’impiego di macchinari, automazioni e recentemente i sistemi informatici, ha notevolmente ridotto lo sforzo richiesto ai lavoratori in praticamente ogni settore dell’attività umana, alterando la soglia di affaticamento.
Se dovessimo quindi organizzare questi concetti in una definizione generale, potremmo dire che: “il miglioramento delle condizioni abbassa irrimediabilmente la soglia di affaticamento delle persone”.
Possibili implicazioni:
L’evoluzione della tecnica è, fortunatamente, destinata a semplificare ulteriormente il lavoro degli uomini, chiediamoci quindi quali sono gli scenari ai quali potremmo andare in contro:
Nell’eventualità peggiore le migliorie tecnologiche semplificheranno la nostra vita a tal punto da renderci totalmente insofferenti agli sforzi e conseguentemente deboli, incapaci di affrontare situazioni avverse impreviste.
Provvidenzialmente lo scenario peggiore è anche il più improbabile, e se mai dovesse realizzarsi, potrebbe concretizzarsi solo in un futuro decisamente remoto.
Ciò cui probabilmente stiamo andando incontro è un’inevitabile, graduale, lenta riduzione della soglia della fatica accompagnata da fattori compensanti.
E’ inoltre probabile che, anche se non dovesse essere necessario, gli esseri umani troveranno attività affaticanti alle quali dedicarsi, poiché solo mediante esse riescono a provare la realizzazione.
Fattori compensanti:
Il progresso solleva l’uomo da alcuni compiti gravosi, ma è quasi sempre accompagnato da effetti collaterali, seppur lievi.
Ad esempio, non esiste epoca nella quale le persone siano state connesse con l’intensità e la semplicità dei giorni nostri. Ciò è considerabile generalmente positivo, eppure, per molte persone l’estrema interconnessione è una fonte di stress quasi insostenibile.
Fattori come questo contribuiscono a mantere la soglia dell’affaticamento stabile o, per meglio dire, diminuire il rateo al quale si riduce.
Conclusioni:
In conclusione, la percezione della fatica è un tema ampio e complesso, che varia non solo da persona a persona, ma anche in base all’epoca storica e all’evoluzione della tecnologia. Qual è la vostra opinione sulla relazione tra la percezione della fatica e l’evoluzione tecnologica? Pensate che la tecnologia abbia portato ad una riduzione complessiva della fatica o che abbia creato nuove forme di stress e affaticamento?
–Leonardo Cengia