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PUBLIC SPEAKING: COME ESSERE UN BUON ORATORE IN POCHE MOSSE

Quante volte nella nostra vita o semplicemente nella nostra carriera scolastica, ci è capitato di trovarci di fronte ad un pubblico che aspettava solo di sentirci parlare?

Che fosse per la presentazione di un progetto, o per una comunicazione importante, o perché avevamo intenzione di coinvolgere qualcuno in un discorso e convincere o semplicemente far passare un determinato messaggio: comunicare.

Il public speaking è spesso un ostacolo, ma perché?

Abbiamo paura di risultare noiosi e monotoni.

Abbiamo paura di non riuscire a parlare o ad esprimerci in modo non esaustivo.

Abbiamo paura di quello che pensa l’uditorio ogni volta che apriamo bocca.

Insomma, parlare in gruppo è sicuramente una situazione comunicativa che prevede impegno, per via dell’elevata tensione emotiva e delle complesse dinamiche di gruppo, ma nel mondo del lavoro risulta fondamentale.

“La gestualità non va appresa ma soprattutto praticata in modo spontaneo” – Quintiliano

L’arte del parlare non è sicuramente una novità e già dall’epoca romana si ritrovano parole di grandi oratori che sono tuttora valide. Quintiliano ad esempio aveva lavorato sul modello del perfetto oratore, che riportava come elementi fondamentali:

  • Inventio: il materiale per il discorso.
  • Dispositio: come distribuire il materiale nel discorso.
  • Elocutio: lo stile, la chiarezza espositiva.
  • Memoria: dote naturale da esercitare.
  • Actio: il linguaggio del corpo e il linguaggio. paraverbale (ad esempio il tono e il volume della voce).

Ma come si fa a combattere l’ansia?

Per quanto riguarda il giudizio dei più: non basta credere in se stessi od autoconvincersi di poterlo fare. E non serve immaginare il solito pubblico nudo o allenarsi a parlare davanti ad una platea di cani, tra le tecniche più assurde.

Un ruolo improntate lo gioca la comunicazione non verbale, perché influenza la nostra mente e la nostra sicurezza.

Ma analizziamo prima cosa significa comunicare: “comunicare v. tr. e intr. [dal lat. communicare, der. di communis«comune» – 1. a. tr. Rendere comune, far conoscere, far sapere; per lo più di cose non materiali: c. pensieri, idee, sentimenti; c. la propria scienza; c. il coraggio, il timore; riuscì a comunicarmi la sua ansia.” 

Infatti, una comunicazione efficace è determinata solo in una minima parte da quello che diciamo (comunicazione verbale), invece un messaggio è costituito per lo più dal modo in cui lo diciamo, cioè dal nostro linguaggio del corpo e paraverbale. Secondo gli studi del Prof. Albert Mehrabian, psicologo statunitense, un messaggio è fatto per il 7% dalla comunicazione verbale, per il 55% dal linguaggio del corpo e per il 35% dal linguaggio paraverbale.

In parole povere: una persona timida o ansiosa davanti ad un pubblico, ha solitamente lo sguardo basso o rivolto nel vuoto, la voce bassa e una postura chiusa, con le braccia lungo i fianchi o con le braccia incrociate sul petto. Per riuscire a fare un buon intervento dovrebbe: alzare il volume di voce rispetto al solito, guardare le persone negli occhi e avere una postura aperta e solida, il cosiddetto Power Posing. Assumendo questo tipo di postura, non solo creiamo influenze positive sull’uditorio, ma infondiamo in noi stessi forza e sicurezza.

Ecco allora qualche consiglio utile:

1 Sfruttate il potere dello sguardo.

Il peggior incubo di un public speaker è una platea distratta. In qualunque contesto voi dobbiate parlare, è vitale mantenere il contatto visivo con chi deve ascoltarvi. Se si tratta di un piccolo gruppo, bisogna guardare tutti. Con un pubblico più vasto, invece, è più semplice è fissare un punto in fondo alla sala

2 Voce e linguaggio paraverbale.

 Hanno un ruolo importantissimo nel tenere viva l’attenzione. È consigliato variare il volume della voce e il tono adattandolo al discorso, e variare il ritmo.

I grandi leader fanno pause lunghe perché permettono a chi ascolta di comprendere meglio quanto detto. Ma bisogna usarle in maniera efficiente. Dice Bertrand Périer nel suo libro Parlare è un’arte marziale: “Il silenzio fa parte del discorso, bisogna saperlo gestire e usarlo nel momento opportuno. Non deve mai essere subito, né rivelare che l’oratore ha perso il filo del discorso o è annoiato”.

3 Effetto primacy.

Tendiamo infatti a ricordarci o a stare molto più attenti alle prime cose che vengono dette.

È infatti importante strutturare il discorso in modo tale per cui i temi più forti siano all’inizio, così da accalappiare immediatamente l’attenzione e la curiosità del pubblico.

“Molte più persone di quanto normalmente si pensi temono di dover parlare in pubblico e lo temono quasi più della loro stessa morte” – Mark Twain-

Riuscire a parlare efficacemente davanti al pubblico è possibile ed è una sfida molto stimolante.

Con un po’ di impegno ed allenamento verrete ricompensati con un  fragoroso applauso.

Giulia Giacometti

#JEMIBreview

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