QUANTO È PULITO IL MONDO TECH?

Quando parliamo di inquinamento ci viene naturale pensare a quanto impattino sull’ambiente le auto, le fabbriche e i rifiuti. Esistono tuttavia altre e rilevanti cause di alterazione ambientale, tra tutte l’inquinamento tecnologico. La rivoluzione industriale 4.0 sta infatti cambiando il nostro modo di vivere in meglio, ma non senza controindicazioni.

Due sono le tipologie di inquinamento tecnologico: l’inquinamento causato dalla produzione di strumenti tech e quello derivante dall’utilizzo degli stessi.

Per quanto riguarda il primo fattore, spicca in particolare la produzione di smartphone. Per produrre le componenti di uno smartphone vengono infatti estratti numerosi metalli rari che hanno un significativo impatto sull’ambiente, soprattutto considerando che l’utilizzo medio di un cellulare è di due anni e che meno dell’1% viene riciclato. Non è però soltanto la produzione di smartphone a causare ciò, ma di tutti i dispositivi tecnologici, che nel 2007 costituivano circa l’1% delle emissioni di gas serra globali, una percentuale che invece oggi è già triplicata e che potrebbe raggiungere il 14% entro il 2040 (circa la metà dell’impronta ecologica dell’intera industria dei trasporti).

(Foto scattata a Baotou, lido di estrazione di diversi metalli rari, e oggi considerato uno dei luoghi più tossici al mondo.)

Oltre alla produzione, anche l’utilizzo dei device lascia una significativa impronta ambientale. Per esempio, un’azienda che ha 100 dipendenti che inviano in media 33 e-mail al giorno e lavorano 220 giorni all’anno, produce all’incirca 13.6 tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente di 13 viaggi in aereo andata e ritorno da Parigi a New York. Questo accade poiché per mandare una mail, e fare qualsiasi tipo di azione su internet, viene richiesto un consumo energetico sia dello strumento che stiamo utilizzando che dai server coinvolti nel traffico.

Alla luce di tutto ciò, le grandi aziende del digital come Facebook, Google e Amazon, appaiono inevitabilmente le più esposte a queste problematiche. Possedendo i maggiori centri di elaborazione dovranno prestare una crescente attenzione all’inquinamento che producono, poiché per poter funzionare necessitano di corrente elettrica, la cui produzione implica un significativo ammontare di combustibili fossili.

Greenpeace, in questo caso ha analizzato tutte le più importanti società IT, dando una valutazione all’impegno nell’utilizzare energia pulita rispetto a quella “dirty”. Come notiamo dallo studioClickClean2016 condotto da Greenpeace, molte aziende si sono impegnate negli ultimi anni affinché venisse utilizzata energia green, e tra le prime troviamo Google, Apple e Facebook che tutt’ora continuano a migliorare i loro stabilimenti. Discorso differente per Netflix e altre, che pur cercando di ridurre la produzione di energia dirty, rimangono ancora un passo indietro rispetto le altre aziende del settore.

Sebbene le grandi aziende rappresentino il caso più emblematico di inquinamento tecnologico, anche le nostre azioni hanno un impatto ambientale e le buone abitudini possono fare la differenza.

Ad esempio, possiamo cancellarci da quelle newsletter che non ci interessano più per evitare un dispendio di energia superfluo, chiudere le schede browser che non usiamo, staccare il nostro telefono non appena finito di ricaricarsi e altro ancora… basta poco, ma tutti insieme possiamo generare un grande impattopositivo nel mondo!

Ora che conosci il significato delle tue azioni come cambierai il tuo modo di vivere il digitale? Quanto e cosa sei disposto a sacrificare a beneficio dell’ambiente?

Maria Chiara Celozzi

#JEMIBreview

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