“Il cambiamento climatico è reale. La sfida è avvincente. E più a lungo aspettiamo, più difficile sarà risolvere il problema.” (John Kerry)
Il cambiamento climatico è una delle più pervasive trasformazioni della nostra epoca. Statistiche e analisi sul clima lanciano da tempo l’allarme su un rischio che risulta devastante per l’ambiente, per la popolazione, per la tenuta del nostro Pianeta e per l’eredità che vorremo lasciare alle nuove generazioni. Molte aziende, infatti, sono impegnate da diverso tempo nella lotta al cambiamento climatico.
“Ci siamo abituati a pensare che il business sia il male, che sia la causa di tutte le disparità e della distruzione del Pianeta. E invece oggi è proprio il business la soluzione a questi grossi problemi, se portato avanti con determinati principi”.
In poche parole: se le imprese potessero stimolare il progresso sociale in ogni regione del Mondo, la povertà e l’inquinamento diminuirebbero mentre i profitti delle imprese continuerebbero ad aumentare. A parlare è Mark Kramer, co-fondatore e direttore di Fsg Foundation Strategy Group e uno dei più influenti esperti di valutazione strategica, impatto sociale e filantropia a livello mondiale.
Secondo Kramer, i principi cardine di cui il Business e il Pianeta hanno bisogno è il valore condiviso, cioè : “Fare soldi risolvendo problemi sociali”.
Creare valore condiviso, significa che le aziende possono essere la soluzione e gli artefici del progresso sociale aiutandoci a risolvere problemi sia locali che globali. “La creazione di valore condiviso offre alle aziende l’opportunità di utilizzare le loro capacità, le loro risorse e le loro abilità gestionali per guidare il progresso sociale” spiega Kramer.
Mettere in pratica la creazione di valore condiviso va molto oltre alla classica filantropia e la responsabilità sociale d’impresa, che di fatto cercano di mitigare i problemi creati dal business. Lo shared value, insomma, non punta a condividere un valore preesistente, al contrario, cerca (e trova) vere e proprie opportunità nel risolvere i problemi della società e dell’ambiente.
La sostenibilità quindi deve essere saldamente integrata alla base degli stessi modelli di business.
Perché proprio le imprese?
Le imprese si confrontano ogni giorno con la realtà, dovendo far fronte ad esigenze sempre diverse, hanno quindi una continua necessità di problem solving dovendo trovare soluzioni pratiche e tangibili.Dobbiamo renderci conto che il profitto è il maggiore motore per l’innovazione. Le aziende possono investire i lori profitti nella salvaguardia del nostro pianeta e queste le rende una risorsa incredibile. che nessun altro attore sulla scena possiede.
Lo sviluppo tecnologico è sicuramente al cuore di questo processo. Ma da solo non basta: “È necessario rendere consapevoli le persone anche al di fuori dei ristretti circoli accademici sul concetto di valore condiviso, e in particolare investire sui più giovani”. Avere una strategia sostenibile, insomma, va ben oltre al lato pratico: significa parlare una lingua comune e andare in una stessa direzione, e questo presuppone un grosso cambio di mentalità.
Le aziende e i fondi di investimento all’avanguardia nella sostenibilità ambientale sono state premiate da CDP, piattaforma non-profit per la divulgazione dei dati ambientali, che assegna i propri riconoscimenti annuali in occasione della presentazione del suo studio European Report: Higher Ambition, Higher Expectations.
SecondoCDP 76 gruppi europei, oltre metà del totale globale, sono pionieri riconosciuti nell’azione ambientale. Tra essi L’Oréal, Unilever, Bayer, Firmenich, Telefonica, EDF, ING Group e Carrefour. Le italiane incluse nel report sono 43, e 3 aziende entrano nella CDP A List: Brembo, Pirelli, Intesa Sanpaolo.
“Noi non dobbiamo salvare il Pianeta. Il Pianeta va avanti benissimo anche senza di noi. È di noi che stiamo parlando: in questo caso è l’essere umano che deve salvare se stesso ” – Kramer
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Dana Florea